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Panoramica sul mercato del lavoro in Italia
Nel 2024, l’Italia ha registrato un incremento dell’1,5% nel numero degli occupati, raggiungendo un totale di 24 milioni di lavoratori. Questo aumento è particolarmente significativo considerando che oltre 10 milioni di donne sono parte attiva nel mercato del lavoro. Tuttavia, nonostante questa crescita, il Prodotto Interno Lordo (PIL) non ha mostrato un incremento proporzionale, evidenziando una discrepanza tra l’occupazione e l’economia generale.
La crescita occupazionale è stata principalmente trainata dagli over 50, una fascia d’età che sta diventando sempre più rilevante in un contesto lavorativo in continua evoluzione. Al contrario, i lavoratori autonomi hanno visto un incremento limitato, con sole 47.000 nuove posizioni. Questo porta a interrogarsi sulle dinamiche di lavoro autonomo e sulle opportunità di crescita per questa categoria.
Disparità territoriali e tassi di inattività
Un aspetto preoccupante evidenziato dal Rapporto è la persistenza di forti differenze territoriali. Il tasso di occupazione si attesta al 69,7% nel Nord, al 66,8% nel Centro e scende al 49,3% nel Mezzogiorno. Questa disparità di 12,9 punti percentuali rispetto alla media nazionale è un chiaro indicativo delle sfide che il Sud Italia deve affrontare. La questione dell’occupazione nel Mezzogiorno rimane una priorità per le politiche di sviluppo e inclusione sociale.
Inoltre, il tasso di inattività è significativo, con un valore del 33,4% nella fascia di età lavorativa. Di questi, 7,8 milioni sono donne inattive. Rispetto alla media europea, l’Italia mostra un tasso di inattività superiore di 7,5 punti percentuali, con valori rispettivi del 42,2% per l’Italia e del 34,7% per l’Europa. Questo gap solleva interrogativi su come migliorare l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro.
Occupazione giovanile e NEET
Il tasso di occupazione giovanile, che comprende la fascia di età 25-34 anni, è del 68,7%. Tuttavia, il Rapporto mette in luce problematiche significative nella transizione dalla scuola al lavoro. L’uso improprio dei tirocini extracurriculari e la scarsa diffusione di percorsi di apprendistato contribuiscono a una precarietà lavorativa che preoccupa. L’apprendistato, strumento che dovrebbe favorire la formazione, viene spesso utilizzato per ridurre i costi del lavoro.
Nel 2024, il numero di NEET, giovani tra i 15 e i 29 anni non impegnati in lavoro, studio o formazione, si attesta a circa 1,34 milioni. Nonostante una riduzione del 4,8% rispetto all’anno precedente, il fenomeno è particolarmente accentuato al Sud, dove il 17,7% dei laureati è inattivo. Questo dato è allarmante e richiede interventi mirati per incentivare l’occupazione giovanile e favorire l’ingresso nel mondo del lavoro.
Il lavoro delle persone con disabilità e la sicurezza sul lavoro
Un altro aspetto critico riguarda l’occupazione delle persone con disabilità. Nel 2023, solo il 33% delle persone con disabilità grave e il 57% di quelle con disabilità lieve risultavano occupate, a fronte del 62% della popolazione senza disabilità. Questo scenario mette in evidenza la necessità di politiche lavorative più inclusive e di iniziative che possano realmente supportare l’inserimento lavorativo di queste categorie vulnerabili.
Nel 2024, gli infortuni sul lavoro hanno mostrato un lieve calo del 0,7%, ma i casi mortali sono aumentati del 4,7%, passando da 1.029 a 1.077. I dati segnalano un incremento degli infortuni in itinere del 5%, mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 19%. La sicurezza sul lavoro rimane una priorità, necessitando di misure più stringentemente applicate per proteggere i lavoratori.
Retribuzioni e contratti collettivi
Il XXVI Rapporto CNEL ha analizzato anche le retribuzioni contrattuali, evidenziando un recupero dopo tre decenni di stagnazione, con un incremento dell’1% rispetto alla media OCSE del 33%. Tuttavia, la concentrazione della copertura contrattuale è elevata: pochi contratti coprono la maggior parte dei lavoratori. Ad esempio, nel settore metalmeccanico, i primi quattro contratti collettivi nazionali coprono oltre il 98% degli addetti.
Alla fine del 2024, erano depositati 1.017 contratti al CNEL, di cui 74 non rinnovati da almeno dieci anni. I lavoratori in attesa di rinnovo erano 6,389 milioni, contro 8,349 milioni regolati da contratti aggiornati. La copertura dei rinnovi varia notevolmente, dal 13% nei trasporti al 95% nel terziario e servizi. Questo scenario richiede un’attenzione particolare da parte delle istituzioni e dei sindacati per garantire diritti e tutele ai lavoratori.
Prospettive future e sfide
Il 2024 è stato un anno positivo per l’occupazione femminile, con un incremento del 2,3%, superiore all’1,4% degli uomini. Tuttavia, le sfide rimangono, in particolare per quanto riguarda il rinnovo dei contratti collettivi nazionali e il miglioramento delle condizioni lavorative. I sindacati stanno spingendo per la ripresa delle trattative nel settore metalmeccanico, evidenziando la necessità di rivedere salari, performance e formazione. È fondamentale che le politiche occupazionali si orientino verso una maggiore inclusione, sicurezza e sostenibilità nel mercato del lavoro italiano.